Olio extravergine di oliva e le truffe

Alcuni marchi noti sono finiti nel mirino di specifiche indagini con una accusa ben precisa, quella di spacciare olio vergine per extravergine, l’accusa riguardava sia la qualità dell’olio sia il costo sul mercato che era superiore a quello che avrebbe dovuto essere.

I marchi incriminati:

  • Carapelli
  • Bertolli
  • Sasso
  • Coricelli
  • Santa Sabina
  • Prima Donna olio confezionato per la catena alimentare Lidl
  • Antica Badia marca distribuita dal consorzio Eurospin. 

Purtroppo da questa inchiesta emerge che alcune delle marche che consideriamo italiane per nome dell’azienda e oggi accusate di truffa commerciale sono state cedute a gruppi stranieri da molto tempo un esempio lampante su tutti – anche per pubblicità ingannevole – è quello del marchio Carapelli. La Carapelli Firenze Spa è stata fondata a Firenze nel 1893, sul logo si legge ancora Firenze dal 1893 e in effetti la sua sede è a Firenze ma l’azienda non è più italiana dal 2006, quando venne ceduta al gruppo spagnolo Sos Corporacion Alimentaria S.A. che attualmente è il gruppo Deoloe S.A. E della spagnola Deoleo S.A. fa parte anche il marchio Bertolli attualmente. La Bertolli nata a Lucca nel 1965 è passata alla società spagnola nel 2008 e un dato la dice lunga su questa dinamica ormai consolidata da parte di diverse aziende, quello relativo alla produzione che è passata ben 15 anni prima del 2008 da Lucca allo stabilimento Unilever a Milano. Altro marchio quello dell’olio Sasso anche in questo caso nota marca di olio sul cui sito si legge che la società e la sua sede legale sono site nella provincia di Firenze ma che – al contempo – la società è soggetta alla direzione ed al coordinamento da parte del gruppo Deoleo S.A. Anche in questo caso il medesimo gruppo spagnolo ha rilevato la Minerva Oli spa che è il marchio proprietario dell’olio Sasso. L’azienda spagnola ha comprato il marchio nel 2005.

L’olio, un simbolo italiano

Sappiamo che l’olio e specialmente quello extravergine di oliva è un simbolo dell’industria agroalimentare nostrana e che anche per questa ragione è vittima di truffe commerciali agite in spregio al suo stesso nome. Quello dell’olio in Italia è un mercato che vale 2mld di €, su questi la distinzione viene effettuata sulla qualità e il tipo di produzione:

  • l’extravergine di oliva che rappresenta la qualità di spremitura più pura, incontaminata e pregiata. Tale olio non deve superare lo 0,8% di acidità.
  • l’olio vergine di oliva
  • e infine l’olio d’oliva che si ottiene dalla mescolanza tra oli vergini o extravergini con olio raffinato e lavorato chimicamente.

Ovviamente per assicurarsi che l’olio abbia le caratteristiche richieste bisogna in ogni caso leggere l’etichetta questa è obbligatoria per chi commercia un prodotto e l’obbligo non termina nella sua esposizione ma comprende:

  • L’obbligatorietà di indicare la provenienza geografica delle olive.
  • La denominazione DOP che va ad indicare se l’olio è stato prodotto da olive italiane.

Questi consigli, forniti dalla Coldiretti, sono buoni per chi intende acquistare un prodotto di origine italiana ma questo non esclude che le persone siano libere di fare anche altrimenti e rivolgere la loro attenzione su prodotti non nostrani e comunque rientranti nella Comunità Europea. Di pari passo a questo ragionamento dull’etichetta procede quello relativo ai prezzi che vanno sempre controllati, i dubbi possono infatti insorgere se un olio extravergine d’oliva costa meno di 10€ visto che generalmente quelli realizzati con olive italiane oscillano tra i 10 e i 15€ di costo medio, la Coldiretti sostiene che sotto i 7€ non si tratta di Olio Extravergine di Oliva ma di altro, la truffa stessa ai danni dei consumatori evidenzia tale dato, oppure in alternativa significa che tale olio non è ricavato da olive italiane ma di un altrro paese. Se effettivamente l’olio extravergine prodotto viene da altri paesi ciò non ne compromette le qualità e i benefici solo che può darsi, che abbia un costo inferiore a causa di minore spese che gravano in quei luoghi sulle aziende.

Un altro consiglio importante è quello di scegliere accuratamente l’annata di produzione che molte marche indicano sull’etichetta. C’è da dire che il nostro paese è il secondo produttore in Europa per Oli di Oliva, il primo è la Spagna e non si fatica a comprendere perché visto il discorso precedentemente fatto e purtroppo questo porta a considerare il fatto che si vendono all’estero non solo delle produzioni ma anche dei simboli legati all’Italia. La coltivazione delle olive come altre produzioni subisce le nefandezze legate al tempo e basti pensare che il 2014 è stato un anno pessimo per la stessa coltivazione delle olive e la produzione di Olio è scesa a livelli davvero molto bassi, sembra minimi nella storia di questa coltura che mediamente in un anno si attesta sulle 500mila tonnellate mentre nel 2014 è scesa a 300mila tonnellate. Tale declino nella produzione ha fatto innalzare però un altro indice, quello relativo alle importazioni di olio e sansa di oliva che ha registrato un +38%, e va anche detto che ogni anno il nostro paese importa moltissimo olio rispettivamente dalla Spagna, dalla Grecia, dal Marocco e dalla Tunisia, anche questo dato dovrebbe far riflettere sulla filiera, sulla produzione e la vendita e suil come poi ragioni legate prevalentemente al mercato indeboliscono quello che – ribadiamo – è un simbolo della dieta mediterranea. Fortunatamente l’anno 2015 è stato migliore rispetto a quello passato anche grazie al caldo che ha limitato l’azione della mosca olearia che tanto danneggia le coltivazioni ad ulivo.

Concludendo dobbiamo dire che l’indagine della Procura ha avuto il merito di accendere i riflettori su un tema importante come è quello dell’industria e della produzione agroalimentare ove si nascondono molte truffe e inganni perpetrati ai danni dei consumatori, fortunatamente mescolare diverse tripologie di olio non fa male alla salute delle persone ma certamente se un consumatore si aspetta dell’Olio Extravergine d’Oliva italiano e poi legge che le olive sono di importazione non ci resta molto bene, anche se comunque non bisogna demonizzare altre produzioni ma solo concentrarsi sul fatto che vanno chiaramente indicate, come poi sostiene anche la stessa Coldiretti.

 

 

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